«Un occhio alla cura, uno al giudice»
11.01.2014 18:19Riporto questa intervista al dott. Maggiorotti pubblicata oggi su Avvenire (pag. 12)
© RIPRODUZIONE RISERVATA (Avvenire)
di UMBERTO FOLENA
«Un’iniziativa tanto lodevole quanto inutile». Di fronte alla lettera scritta dai chirurghi italiani al ministro della Salute, Maurizio Maggiorotti, chirurgo ortopedico fondatore di Amami (Associazione per i medici accusati di malpractice ingiustamente), scuote il capo e sorride amaramente.
Perché la lettera è inutile?
Perché chi pensa di trarre profitto dalla ipotizzata malasanità non compie reati ma sguazza nella palude del contenzioso lasciata stagnante dall’ignavia del legislatore.
Le troppe iniziative giudiziarie contro i medici hanno cambiato davvero il vostro modo di operare? State tutti sulla difensiva?
Più che medicina difensiva, facciamo medicina dell’osservanza giurisprudenziale.
Di che si tratta?
Tendiamo a operare scelte non dettate dal convincimento scientifico, ma condizionate dall’ultimo pronunciamento della Cassazione.
E questo va a svantaggio del paziente?
Va soprattutto a danno delle casse dello Stato, perché sempre più spesso siamo indotti a prescrivere accertamenti in più. I magistrati sembrano pretendere una medicina della certezza, ma quella medica è una scienza della probabilità.
Può farci qualche esempio?
Una donna, affetta da una riferita cefalea clinicamente negativa, è poi morta per la rottura di un aneurisma intracranico. I giudici hanno chiesto: era possibile individuarla con un esame? Certamente, con un’angio Rmn. Così il medico è stato condannato per omicidio colposo. In altri termini è stato dichiaratocolpevole di malpractice, negligenza professionale… Per me è stato un caso di clamorosa sfortuna. Quante probabilità aveva quel medico di azzeccare la diagnosi? Dovremmo dunque prescrivere un’angio Rmn a chiunque accusi mal di testa, un esame che costa tra i mille e i duemila euro? Poi ci dicono: prescrivete troppi esami negativi. Ma che sono negativi lo scopriamo dopo.
Lei è chirurgo ortopedico, una delle categorie più tartassate.
Vede, la felicità è il rapporto tra le tue aspettative e ciò che ottieni. In ortopedia facciamo i conti con le aspettative di un paziente sostanzialmente sano, che prima del trauma stava bene e si aspetta di tornare esattamente come prima, cosa molto difficile. Ma i ginecologi battono tutti. Loro pagano l’effetto champagne: è l’unico caso in cui si va in ospedale con una bottiglia da stappare. Se disgraziatamente le cose vanno male, e purtroppo possono andare male, la delusione è abissale.
Dott. Maurizio Maggiorotti
Presidente A.M.A.M.I
(Ortopedico)
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